PERCHÉ GIBELLINA?
Oggi Gibellina Nuova - una comunità utopica di arte e giardini e museo urbano a cielo aperto dalla forma di farfalla - progettata da famosi architetti, artisti e urbanisti, rimane incompiuta ed è in parte deserta: una "nuova rovina" di un ambiente urbano radicale, descritto da un commentatore italiano come "il cimitero delle avanguardie". ― David Williams
La Città di Gibellina è stata selezionata dal comitato di Fondazione Manifesto per la sua rilevanza su due principali temi che identificano l’Europa contemporanea: migrazione e condizioni climatiche, e sull’impatto che queste questioni hanno sulle nostre città. Gli abitanti sono diventati migranti nelle loro stesse città e artisti giardinieri della ricostruzione oltre che contadini della gentrificazione.
Le diverse stratificazioni e la fitta storiografia della Valle del Belìce – occupata da diverse civiltà e culture con forti legami e connessioni con l’Africa del Nord e il Medioriente negli ultimi 2000 anni – hanno lasciato le loro tracce nella società multiculturale, localizzata nel cuore dell’area mediterranea.
La maggiore ambizione di Manifesto Gibellina Nuova è lavorare in modo interdisciplinare accanto alle comunità locali per ripensare le infrastrutture architettoniche, urbane, economiche, sociali e culturali della città.Manifesto Gibellina Nuova può analizzare il ruolo importantissimo che ogni intervento culturale ha nel permettere ai cittadini di Gibellina di riappropriarsi della propria città. Manifesto Gibellina Nuova può agire da incubatore supportando le comunità locali attraverso diversi interventi culturali: per ripensare la città nelle sue strutture socio-economiche e culturali, usando il profilo esistente della civitas come piattaforma per il cambiamento sociale.
Manifesto Gibellina Nuova - Dream in Progress avrà inizio dalla costruzione di un processo che porti all’attuazione di un quadro teorico sostenibile e alla definizione dei parametri del processo di rivitalizzazione della città. In questa fase, Manifesto Gibellina Nuova vuole attivare le comunità di Gibellina nell’identificazione della sua missione e obiettivi, così come le sfide, le aspettative e i possibili esiti di Dream in Progress.
Nel 2018 Manifesto Gibellina Nuova - Dream in Progress sarà un’opportunità fantastica per la città per rafforzare la sua identità locale e internazionale e per celebrare Gibellina nella sua essenza - dopo la sua distruzione avvenuta 50 anni fa - per quello che realmente è: un laboratorio per l’arte e la cultura. La città sarà capace di rinnovare se stessa e di costruire il proprio futuro.
— S. Mattarella
Siamo onorati di lavorare con la Città di Gibellina Nuova per il progetto Dream in Progress. Nel clima politico corrente, la storia e il carattere di Gibellina fanno della città un laboratorio ideale per re-immaginare, da una prospettiva mediterranea, i valori liberali che condividiamo, e toccare questioni cruciali del presente e del futuro della città europea.
— TRAUMA Architects
La mostra Dream in Progress a Gibellina Nuova è una grande sfida per ripensare a come gli interventi culturali possano avere un forte ruolo nell’aiutare a ridefinire uno dei più iconici crocevia del Mediterraneo della nostra storia, all’interno di un lungo processo di trasformazione. Manifesto Gibellina Nuova - Dream in Progress vuole affrontare diverse interrogativi tra cui: a chi appartiene Gibellina? Come riappropriarsi della città?
— H. Lecube, Experimental Prototype Community of Tomorrow
QUESTA È GIBELLINA
Questa è Gibellina, esempio unico di ricostruzione di una città attraverso l’arte; città del sogno, dell’azzardo, dell’utopia concreta.
A mezzanotte mi sono svegliato e ho visto sopra la mia testa una stella così bella che ho pensato di non averne mai vista una simile. La sua luce incantevole sembrava un auspicio di cose buone a venire, e il mio spirito si sentì completamente ritemprato ... Soltanto all'alba ho scoperto che cosa aveva causato questo miracolo. C'era una crepa nel tetto e mi ero svegliato proprio nel momento in cui una delle stelle più belle del firmamento stava attraversando il mio meridiano privato.
— Goethe, Viaggio in Italia, Castelvetrano, Aprile 1787
Gibellina e il suo museo en plein air nascono dal soffio creativo dell’arte, dal contributo e dal dono di artisti, architetti e uomini di cultura che fin dagli anni ’80 si sono ritrovati insieme ai gibellinesi nella difficile ed entusiasmante opera di ricostruzione delle case e delle coscienze distrutte dal sisma del gennaio 1968.
La grande Stella di Pietro Consagra, vero Ingresso al Belìce , introduce il visitatore nello scrigno di tesori di arte contemporanea che costituiscono il museo all’aperto più esteso d’Europa. Ci sono centinaia di opere, installazioni, interventi urbani e mosaici.
La visita di Gibellina permette, anche, di effettuare un viaggio tematico nell’arte di Pietro Consagra e di ammirare il suo progetto di “scultura frontale” significativamente rappresentato, oltre che dalla Stella,nelle Porte del nuovo cimitero, nella candida installazione La città di Tebe dotata recentemente di una suggestiva illuminazione, nel marmoreo Tris, nella Porta dell’orto botanico, nel Meeting del 1979 che anticipa le forme del museo di Bilbao di Gehry, e nel Teatro i cui lavori sono ripresi di recente.
Non può mancare una sosta nel metafisico Sistema delle Piazze di Purini e Thermes; nè all’interno delle poetiche architetture di Francesco Venezia: i due Giardini Segreti, e sopratutto il capolavoro costituito dal Palazzo Di Lorenzo, dove le pietre di un antico palazzo nobiliare della vecchia città sono state recuperate per divenire l’interno dell’opera dell’architetto napoletano.
E’ d’obbligo una tappa sul sito della vecchia città, dove sorge il Cretto di Alberto Burri opera della memoria e della resurrezione; certamente la più grande opera di Land Art dopo le piramidi. Burri si fermò per giorni sulle rovine, e poi propose un’opera che dava attuazione con forza e poesia al desiderio che la vecchia città non scomparisse per sempre, al sogno che forse nel giorno del Giudizio potesse risorgere con le sue vittime. A chi ha più tempo, si consiglia la visita dell’orto botanico al cui interno è ubicato il museo etno-antropologico e la installazione artistica di Medhat Shafik, Qanat,- Le rotte del cielo, completata nel 2004; nonché una passeggiata nella Piazza del Municipio per ammirare il Palazzo Comunale di Samonà, i mosaici di Carla Accardi, quelli di Consagra, le sculture del mito di Arnaldo Pomodoro restaurate nel 2004.
Nella piazza è possibile ascoltare i suoni della Torre Civica di Alessandro Mendini – riattivata la notte di Capodanno 2003 – che riproduce una sequenza di antichi canti popolari rielaborati da un software seriale: come il Palazzo Di Lorenzo recupera le pietre della vecchia città, così la Torre di Mendini ha recuperato le voci della vecchia Gibellina.
Questa è Gibellina; esempio unico di ricostruzione di una città attraverso l’arte; città del sogno, dell’azzardo, dell’utopia concreta.
Dopo il terremoto del 1968 e le sue distruzioni, la ricostruzione iniziò lentamente. Tuttavia, invece di ricostruire nelle vicinanze del centro storico di Gibellina, ci si spostò di una ventina di chilometri più a valle. La scelta del nuovo sito potrebbe aver seguito la logica della vicinanza all'autostrada per Mazara del Vallo, che all'epoca era in costruzione. Nei fatti, la terra della nuova città apparteneva ai boss mafiosi Ignazio e Nino Salvo vicini alla Democrazia Cristiana. La nuova Gibellina sorse sul territorio del comune di Salemi, in contrada Salinella, in seguito ad un voto del consiglio comunale. Per la ricostruzione della città l'allora sindaco della città Ludovico Corrao ebbe l'idea illuminata di "umanizzare" il territorio chiamando diversi artisti di fama mondiale. La città divenne immediatamente un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui gli artisti e le loro preziose opere rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa.
In questa terra fin troppo spesso abitata dal dolore, dall´arroganza, dal cinismo e dall´inganno è nata una chiara traccia di luce che reinventa il futuro e la storia attraverso un desiderio, una speranza chiamata cultura. In questa inquieta e contraddittoria terra di Sicilia, la città di Gibellina é diventata ormai un punto altamente simbolico, un luogo dove si produce il principio della bellezza, una città che con il suo museo, con le sue opere d´ate disseminate nel tessuto urbano é diventata un approdo felice, un modello di rinascita civile, un progetto di umana “resurrezione”.
Gibellina la Nuova, la città del sogno, della scommessa, dell´utopia; la città che è divenuta lo scrigno dell´arte contemporanea, grazie allo slancio generoso di artisti ed uomini di cultura di tutto il mondo, l´epicentro dei transiti del contemporaneo, vero e proprio museo en plein air.
Dove si distruggeva la storia solo l’arte poteva ricostruire le stratificazioni della memoria dispersa, solo un progetto culturale forte e di sfida della morte poteva rendere fertile il terreno per nuovi frutti e nuovi fiori.
Qui, i successi umani vengono celebrati attraverso l'immaginazione, le meraviglie dell'intraprendenza e i concetti di un futuro che promette nuovi ed eccitanti benefici per tutti. Possa la Gibellina Nuova intrattenere, informare e ispirare. E, soprattutto, può instillare un nuovo senso di convinzione e orgoglio nella capacità dell'uomo di plasmare un mondo che offre speranza alle persone ovunque.
È essenziale che ci sia unità di progetto e scopo che la città possa essere pianificata nel suo insieme e non lasciata crescere in modo caotico come è avvenuto per tutte le città. Una città, come un fiore, un albero o un animale, dovrebbe, in ogni fase della sua crescita, possedere unità, simmetria, completezza e l'effetto della crescita non dovrebbe mai essere quello di distruggere quell'unità, ma di dargli uno scopo più grande, non per danneggiare quella simmetria, ma per rafforzarla; mentre la completezza della struttura iniziale dovrebbe essere unita alla ancora maggiore completezza dello sviluppo successivo.
Il Terzo Paesaggio - un frammento indeterminato del Giardino Planetario - designa la somma dello spazio lasciato dall'uomo all'evoluzione del paesaggio - alla sola natura. Sono inclusi in questa categoria i siti urbani o rurali abbandonati, gli spazi di transizione, i terreni trascurati, (...) le aree non coltivabili, i deserti. Rispetto ai territori sottoposti al controllo e allo sfruttamento da parte dell'uomo, il Terzo Paesaggio costituisce un'area privilegiata di ricettività per la biodiversità. Città, aziende agricole e aziende forestali, siti dedicati all'industria, al turismo, all'attività umana, aree controllate e chiuse che permettono la biodiversità e, a volte, la escludono totalmente. La varietà di specie in un campo, in una terra coltivata o in una foresta gestita è più bassa rispetto a quella di uno spazio "incustodito" limitrofo. Da questo punto di vista, il Terzo Paesaggio può essere considerato la riserva genetica del pianeta, lo spazio del futuro.
Se qualcuno lavora bene un campo di patate, le patate cresceranno. Se qualcuno lavora bene tra le persone, esse matureranno - questa è la realtà. Tutto il resto è fumo. È importante ricordarsi che le parole non muovono le montagne. Il lavoro, proprio il lavoro muove le montagne.
L'uomo è veramente vivo solo quando capisce di essere una creatura creativa, artistica. Anche l'atto di pelare una patata può essere un'opera d'arte nel momento in cui si tratta di un'azione consapevole.
Un'opera d'arte totale è possibile solo nel contesto di tutta la società. Ognuno sarà un co-creatore necessario dell'architettura sociale e, fino a quando chiunque non potrà partecipare, la forma ideale di democrazia non è sarà raggiunta. Che le persone siano artisti, assemblatori di macchine o infermieri, è una questione di partecipazione nel totale.
Soprattutto, una potenza come la storia doveva emergere dal confronto tra le grandi civiltà di Segesta, Selinunte, Motia e il mondo in rovina dei poveri e dei morti.
Una rovina è il futuro delle nostre città e la città futura è una rovina essa stessa.
Gli sforzi di emergenza e soccorso del governo sono stati disastrosi tanto quanto il terremoto stesso. Ci furono centinaia di vittime e migliaia di senzatetto. I soldi stanziati per l'assistenza e la ricostruzione sono stati dirottati dalla mafia e da politici corrotti. Il tragico evento ha mostrato che lo stato italiano, come le autorità locali, è impotente di fronte a tali catastrofi. In tutta Italia, il nome "Belice" divenne sinonimo di corruzione in seguito a disastri naturali, come in frasi del tipo "questo non diventerà un altro Belice".
Luoghi come Poggioreale divennero città fantasma quando le comunità furono trasferite in massa. Gibellina ha subito un destino diverso. Qui, si decise di demolire ciò che era sopravvissuto delle strutture del diciassettesimo secolo e di erigere una vasta opera d'arte in cemento, simile ad un labirinto, che riprende il tracciato delle strade senza lasciare altri segni della storia della città. Da questo momento in poi i discendenti della popolazione della “vecchia” e abbandonata Gibellina non avrebbero avuto altro che un anonimo edificio concreto per commemorare i loro parenti defunti.
Se c’è una cosa che lega le due Gibelline è il silenzio: la prima è una città immortalata per sempre sotto un sudario di cemento, archeologia dell’archeologia, perché sia monito del passato; la seconda è un cimitero fatto di villette, sistemi di piazze, monumenti, strutture in costruzione da quarant’anni.
I progetti della città sono stati condannati come la rappresentazione del "cimitero delle avanguardie": un esperimento fallito nella spettacolare, monumentale e frammentata, messa in scena inconsapevole e inquietante del concetto entropico delle "rovine al rovescio" di Robert Smithson, ulteriormente compromesso dall'apparentementemente scarsa preoccupazione mostrata verso l'esperienza vissuta dagli abitanti locali.
Mi sento come un migrante nella mia città.
Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina, Your Visit to Gibellina — Wikipedia, Gibellina — Tanino Bonifacio — Vito Antonio Bonanno — Ludovico Corrao — Esmond Cardon Walker, Experimental Prototype Community of Tomorrow — Ebenezer Howard, Garden Cities of Tomorrow — Gilles Clément, The Third Landscape — Danilo Dolci, Strike in Reverse — Joseph Beuys — Alberto Burri — Arata Isozaki — Antonella Gallo — Claudia Sinatra — David Williams — A.G., citizen of Gibellina Nuova